Campi elettromagnetici e salute

Sulla pericolosità dei campi elettromagnetici in Italia si sono registrate vere e proprie cacce alle streghe caratterizzate dal concorso della comunicazione, della politica e della magistratura su vertenze che si sono sistematicamente conclusi nella classica bolla di sapone.

Una di queste campagne di terrorismo mediatico si è abbattuta prima sui telefonini e poi sui campi elettromagnetici generati dagli elettrodomestici e dagli elettrodotti, che provocherebbero tumori, anche se nessuna sperimentazione sugli animali ha mai dimostrato un nesso tra questi fattori fisici ed i tumori stessi, e non vi è alcun dato epidemiologico serio che metta in correlazione un aumento dei tumori con l'uso dei telefonini o con l'esposizione ai suddetti campi elettromagnetici.

La normativa internazionale sull’esposizione ai campi elettromagnetici si basa su un quadro tecnico-scientifico complesso approfondito dall’ICNIRP (International Commission for Non-Ionizing Radiation Protection) e validato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che dimostra l’esistenza di effetti biologici diretti di tipo acuto derivanti dall’esposizione a campi elevati, mentre non conferma (e tende anzi ad escludere) l’esistenza di rischi legati all’esposizione prolungata ai bassi valori del campo. La grande diffusione delle sorgenti è comunque tale da motivare ulteriori studi ed approfondimenti, che peraltro sono permanentemente in corso nell’ambito dei programmi di attività dell’ICNIRP e dell’IARC (International Agency for Research on Cancer) dell’ONU.

Allo stato delle ricerche, che hanno prodotto finora decine di migliaia di studi e articoli scientifici, non è stato evidenziato alcun legame significativo tra i campi elettromagnetici e malattie quali il cancro e la leucemia, e non è stato identificato alcun meccanismo biofisico plausibile per l’iniziazione o la promozione di queste malattie. Ogni congettura che ha tentato di collegare il cancro all’esposizione ai campi elettromagnetici si è rivelata scientificamente insussistente, e le ricerche epidemiologiche e biofisiche/biologiche, in particolare, hanno fallito nel confermare le risultanze di quegli studi (un numero molto ristretto) che hanno segnalato specifici effetti di questo tipo.

Le linee guida emanate dall’ICNIRP si riferiscono pertanto alla protezione dagli effetti acuti dei campi elettromagnetici. I livelli di riferimento raccomandati dall’ICNIRP per evitare questi effetti sono calcolati applicando un fattore di riduzione fino a 50 ai quei livelli di esposizione ai quali si cominciano a verificare innocui effetti biologici. In tal modo, per esposizioni a livelli inferiori a quelli raccomandati dall’ICNIRP è possibile escludere in termini scientifici la comparsa di effetti sanitari.

Le linee guida emanate dall’ICNIRP e raccomandate dall’OMS sono state integralmente recepite nelle normative nazionali di quasi tutti i paesi che hanno affrontato il problema. La stessa Unione Europea ha emanato a tale proposito una specifica raccomandazione (R. 1999/512/CE) che fa propri i limiti proposti dall’ICNIRP e che, pur non essendo vincolante, è stata recepita nella stragrande maggioranza delle normative nazionali dei paesi membri.

La normativa italiana introduce invece - senza giustificazioni di carattere scientifico - l’assunto che esista per la popolazione il rischio di malattie (cancro, leucemia e quant’altro) connesse all’esposizione prolungata a livelli di campo anche bassi. Sulla base di tale assunto, accanto ai limiti di protezione sanitaria vengono definiti e fissati “livelli di attenzione” e “obiettivi di qualità” che non trovano riscontro scientifico e normativo in ambito internazionale, per i quali si propongono valori notevolmente inferiori a quelli raccomandati dall’ICNIRP.

A sostegno dei limiti restrittivi introdotti o in via di introduzione negli atti normativi italiani si invoca diffusamente il principio di precauzione, sulla cui base – si afferma – l’assenza di certezze scientifiche deve spingere ad adottare limiti fortemente cautelativi. Ma il principio di precauzione non è in realtà applicabile al caso dei campi elettromagnetici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha avviato nel 1996 un’analisi critica della totalità delle ricerche scientifiche, a proposito delle pretese incertezze si esprime come segue: “Sulle radiazioni non-ionizzanti sono stati scritti più di 25.000 articoli negli ultimi trent'anni. Si sa più su questo agente che su qualunque composto chimico”. E a proposito dell’applicabilità del principio di precauzione: “I requisiti per l’applicazione del principio di precauzione come sono stati precisati dalla Commissione Europea non sembrano sussistere né nel caso dei campi elettromagnetici a frequenza industriale né in quello dei campi a radiofrequenza” (OMS, Documento di base sulle politiche cautelative).

Paolo Vecchia, Umberto Tirelli, Ugo Spezia
CAMPI ELETTROMAGNETICI E SALUTE
Dai miti alla realtà

Edizioni 21mo Secolo, 2002